Nella
geografia della memoria i ricordi hanno bisogno di luoghi, di posti, di
collocazioni nello spazio altrimenti perdono peso e vagano nella
fantasia e nell’amnesia. Nella “Bestia della giungla” il protagonista si
ricorda di un pomeriggio a Roma, nei Fori Imperiali, una tenda bianca e
un temporale. La sua amica, che per anni ha ripensato a quei giorni, lo
corregge ricordandogli che si trattava di Napoli e la tenda era la
copertura di una barca. Il luogo per eccellenza è la casa, in questo
giorno di piccolo raffreddore, l’unica cosa che desiderassi era tornare a
casa mia, benché sia tale solo da pochi mesi. E’ come se un pezzo di me
fosse legato a questo luogo e lo abbia sacrificato a “casa”. Il
crescere assieme lega, oltre ai corpi e alle anime, anche gli oggetti.
Un luogo per eccellenza è il cimitero. Ho uno scarso culto dei morti,
non sento il grande bisogno di visitare le tombe e i miei cari li porto
nel ricordo. Preferisco visitare i posti in cui hanno vissuto, sperare
di intrecciarne una scia, di qualche tipo, a qualunque branca della
fisica o della teologia appartenga. Con la visita di San Bernardino alle Ossa l’idea del luogo finale è apparsa con poca creanza. I proprio
resti vengono conservati da altri,e usati, magari esposti. Quelle
centinaia di teschi vuoti erano persone, non ossa, erano volti, sorrisi,
amori, idee, scelte. Erano tanti di me. Questa unicità che è la nostra
vita, si è ripetuta nella sua statistica individualità migliaia di volte
nella storia e gli atomi di cui siamo fatti sono gli stessi delle
comete e dei dinosauri, o degli ingegneri di Ridley Scott. Ho comprato
un altro libro sugli alberi, che per la maggior parte, nascono, vivono e
muoiono nello stesso luogo.
Foto: San Bernardino alle Ossa, Milano - 17 Novembre 2012