giovedì 11 novembre 2010

In autunno non c'è apatia


Non so se sarebbe più facile oppure no: per un attimo ho pensato che potrei anche deporre l’armatura e vestirmi di vetro. Tanto cosa c’è da nascondere? Sei quello che sei, e non sei Sergio Rubini per poter interpretare il personaggio che vuoi. Sei quello che sei, e gli altri vedono comunque quello che vogliono. Quindi tanto vale avere una pelle di vetro e lasciare che il sangue scorra contro la parete liscia mostrando le pulsazioni delle tue piccole ansie. Il cuore potrebbe ballare in uno spettacolo per il pubblico e lo stomaco contrarsi in deflagrazioni di acidi. Potrei lasciare che la pioggia in autunno mi cada addosso e scivoli verso le giunture per tornare ad essere goccia. Come effetto “maglietta bagnata” sarei un poco deludente, però con una lampadina dietro la schiena farei la mia porca e macabra figura! Sarebbe definitivamente bello conciliare il “dentro” e il “fuori”, magari sperando che si assomiglino, magari sperando che tanti anni passati al tornio dell’auto auscultazione abbiano sgrossato ciò che il caos ha fatto nascere. Comunque il momento del dubbio è passato e posso rivestirmi con la maglia intessa di scaglie di pagine di copione e di stereotipo, però non mi abbottono del tutto, lascio un bottone e un’asola separati dallo spazio che basta per lasciarti infilare una mano.



foto: pensilina sotto casa, 7 novembre 2010