mercoledì 18 maggio 2011

Una rondine in gabbia non fa primavera


Si insinua vicino all’orecchio destro, proprio sotto al lobo nel punto dove è bello ricevere un bacio, un malsano pensiero che sa di rabbia. Una pungente voglia di girarsi di scatto, chiudendo gli occhi e aprendo le mani, far cadere tutto. Per poi ficcare le mani in tasca e camminare soli per un proprio marciapiede. Ad un certo punto si può dire basta, dopo averci provato per anni, si può dire fottetevi. Se vi piace tutto ciò che io detesto, godetevelo da soli. Fatevi avanti rapaci se preferite il presente ad un futuro, che nessuno può garantire migliore, ma almeno alternativo a tutto questo. Prendetevi pure tutti i posti al sole, sdraiatevi ammassati ai palloni e alle borse frigo, storditevi di suonerie, io vado al bar a mettere in ordine di colore gli ombrellini dei cocktail, vado a vedere come fanno le conchiglie a farsi accompagnare dal mare sulla spiaggia. Però non mi parlate più di cose che si dovrebbero fare, di doveri e di morale a tempi alterni. Non voglio conoscere né le storie dei martiri né quelle degli eroi, di quelli che sono morti per una cosa che non ho fatto in tempo a capire perché l’avete rovinata prima che si potesse completare. Le ondate di depressione e di entusiasmo cavalcate dai giornalisti e dalle persone che parlano in metropolitana non mi divertono. Non sento il vento, ma una brezza leggera istantanea come uno starnuto. Come un mazzo di fiori regalato da un adultero alla moglie. Preferisco ascoltare quel suono lontano che non riesco a riconoscere e che non mi lascia dormire.


foto: Ricordati di girare la pellicola, flickr

4 commenti:

  1. ma il verde va vicino al blu?

    RispondiElimina
  2. dipende dall'umore, tipo adesso me li infilerei nel naso...

    RispondiElimina
  3. mi sembra che quel suono sia la nostra unica salvezza
    (feriti)

    RispondiElimina
  4. va bene che la salvezza passi per i sensi almeno la si può cercare.

    RispondiElimina