sabato 16 marzo 2013

La rosa dona il rosso anche se non può vederlo


Siamo accorsi, letteralmente abbiamo corso, perché le porte non si chiudessero davanti a noi. In tanti siamo arrivati con il respiro in affanno sugli ultimi gradini di Macao, tutti per ascoltare, forse succhiare, la poesia di Mariangela Gualtieri. Nel silenzio assoluto: anche gli applausi temevano di essere indiscreti tra una lettura e un’altra. Fiori, ringraziamenti, fiumi, bambini, pane, corpi, terra, fuoco, libri questo e molto altro mi sono portato a casa da questa donna minuta, discreta,  ma feroce di vita.



Foto: Mariangela Gualtieri @Macao

sabato 2 marzo 2013

Punti cardinali a Conclave nel deserto dell’urna cinematografica



Dove eravamo rimasti? Quante cose sono cambiate dall'ultima volta? Lascia perdere il Papa, quello è un altro discorso. Se vuoi complicato, metaforico, ma è un altro discorso. No non mi riferivo alle elezioni, anche se sono quasi spaventato da quanto sono lontano dal capire, dal condividere, questo paese. Non si tratta di appartenere ad una minoranza, si tratta di parlare un’altra lingua, di sentirsi quasi ospiti. Prima o poi qualche tizio in uniforme mi chiederà di verificare i miei documenti. Eravamo rimasti a qualche cosa sulle prigioni. Continuo a cercare intorno a me i muri ma non li vedo, per di più i muri in quanto tali, mi piacciono molto. Mi piace il cemento, le sue venature, come il legno, il metallo, le plastiche, le terre. Mi piace quando i materiali si mischiano. Mi ricordo un racconto di prigionieri in Siberia e di un carcere senza mura, non servivano, non potevi andare lontano. Mi ricordo che avevo inventato la metafora del deserto di marmo, però il marmo è un materiale docile se pensi alle opere del Canova, non se pensi alle lapidi dei cimiteri. Allora Zabriskie Point? No non va bene, c’è una delle scene d’amore più belle del cinema. Però senza? Forse, ma c’è, ed essendoci dissolve anche l’idea stessa di deserto. Voglio un immagine definitiva di prigioni senza mura, di locked out, invece di locked in. Ad esempio la mia scheda elettorale dentro l’urna. Pensa alla sfortuna dei cannibali dell’isola di Robinson Crusoe che pensavano di essere soli, e viceversa per lui, ma loro sono morti dopo l’incontro. E un isolamento fatto di potere? Torniamo al Papa che si è dimesso, però che mira ha avuto Nanni Moretti! Quante cose stanno succedendo! Doveva finire la Storia in un’unica soluzione uguale per tutti, liberale e democratica, invece ci ritroviamo a rimettere in discussione tutto. Pensa che oggi mia madre mi ha chiesto come preparavo io la carbonara. 

"chiedo perdono ai punti cardinali dello stare al mondo per non averli riconosciuti"
Marta Sui Tubi - Vorrei

Foto: Angolo / Corner

sabato 9 febbraio 2013

Immagini di immagini


Viviamo in una realtà fatta d'immagini, di rappresentazioni. Tutti i disegni, le fotografie, i dipinti e i film hanno costruito un immaginario di cose già viste  che lasciano poco spazio all'invenzione. Salgari poteva descrivere il sud del mondo a chi avrà visto in tutta la vita un centinaio di foto, oggi un bambino di cinque anni ha forse già visitato il tutto mondo dallo schermo. Una volta ciò che non si conosceva veniva costruito con la fantasia assemblando le poche immagini note e l'esperienza quotidiana. In compenso i nostri sogni sono più realistici e a volte ci ingannano oltre il risveglio. Molti artisti producono nuove immagini partendo da immagini esistenti, dal supporto e non dal soggetto. Ma è fatta di immagini anche la quotidianità così se guardo una graziosa ragazza mi accorgo che nell'abbigliamento, nel taglio di capelli, assomiglia a un personaggio televisivo. Quindi trovo graziosa lei o l'altra? Quanto sono condizionato da ciò che ho visto nel capire ciò che sto vedendo? Alle immagini ci adeguiamo per non dove raccontare tutto da capo, ma come per le fotografie occorre guardarle con attenzione, in profondità, nei dettagli. Spesso scegliamo male le parole, è più facile con le immagini. Anche le foto delle pubblicità nelle riviste raccontano di più se si cercano i dettagli. Quindi l'idea più diffusa, di moda, plasma gli atteggiamenti e le apparenza, e chi si oppone si schiera nell'immagine opposta ben codificata. Scegliere una via autonoma, originale e unica relega all'invisibilità e a dover spiegare ogni volta cose semplici con concetti complicati. Siamo anche noi immagini di immagini? Le immagini però si lasciano studiare, anche manipolare, accostare. Vivo la contraddizione di voler vivere nelle immagini ed esserne immune, rimanere sedotto dalla bellezza, ma viverla nel distacco. 


foto: Photo of photos of photos, 9 febbraio 2013 dalla mostra di Schmid J. al Mufoco.

sabato 26 gennaio 2013

Prigioni


Più ci penso e più la lista di prigioni si allunga. Migliaia sono i luoghi in cui la libertà non si può esprimere e dove il desiderio decade in angoscia e amarezza. Ci sono luoghi in cui uomini che hanno compiuto crimini vengono fermati, in attesa di un evento esterno, spesso burocratico. Gli innocenti incarcerati avranno anche la disperazione per compagnia. C’è la prigione della malattia, che trattiene il desiderio e lo spirito con una catena corta. Spesso nella malattia ciò che è normalmente facile diventa impossibile. C’è la prigione delle distanze, che non ha muri, ma ha deserti, monti e fiumi. C’è la prigione degli affetti, quando l’amore degli altri ci impone regole impazzite. C’è la prigione del pensiero che deforma lo spazio e il tempo, che ingigantisce le banalità e annichilisce le eccezionalità. C’è la prigione della libertà, che ti mette davanti il presente senza maschera e te lo fa confrontare con il tuo desiderio. La distanza sarà un baratro che paralizza ogni movimento.


lunedì 31 dicembre 2012

Pa pa ra pa paaa



Squillino le trombe, percuotete i tamburi, schiantate i cembali: l’anno è finito! Fate pure le liste per il nuovo anno, gli impegni, le promesse, però mettetene almeno una che possiate mancare già il primo giorno del nuovo anno. Ora si dovrebbero fare i bilanci, gli esami di coscienza, lucidare gli specchi e tagliarsi la barba. Sembra un pò San Valentino con la sua banalità, “perché dovrei fare un’analisi oggi della mia vita quando la faccio tutti i giorni”, suona un po’ come “perché dovrei fare l’innamorato oggi quando (mi) amo tutto l’anno”. Però alla faccia delle liste quest’anno ho concluso quasi tutti i miei propositi. Ammetto che erano facili, che ho quasi solo dovuto lasciare che si realizzassero autonomamente, però del mio ce l’ho messo. Quelli mancati, giusto un paio, non sono avvenuti “a mia insaputa” e contro la mia “volontà”. Quindi mi promuovo per un altro anno di perfetta apparenza. Al nuovo giro rimetto il lista gli obiettivi mancati e ne aggiungo un paio, va bene facciamo tre... quattro. Però noto che quelli mancati sono scritti con una grafia strana, sempre mia, ma corsiva. E’ il modo in cui scrivevo da bambino. Oh cielo, ma da quanti anni sono in lista?

Foto: dettaglio di un’opera di Alberto Garutti  "Il cane qui ritratto appartiene ad una delle famiglie di Triviero. Quest'opera è dedicata a loro e alle persone che sedendosi qui ne parleranno" - Pac Milano 2012

domenica 23 dicembre 2012

Tana libera tutti, prima o poi


Non pensare, non illuderti, che basti un velo a nasconderti. Nemmeno un tessuto più spesso della materia di cui sono fatte le vele, nemmeno le distanze dei mari bastano a nasconderti. La tua presenza mi percuote lo stomaco come il mi più basso che io abbia mai sentito, la rilevo come una radiazione di fondo, un om costante. Hai costruito un edificio di carbonio cementato da parole esoteriche credendo inespugnabile il tuo nascondiglio, ma il grido che non riesci a trattenere mi richiama più del tuo odore o delle tue tracce. Puoi sfuggire agli anni che questo ciclo di vita ti consente, ma ricadrai nel prossimo, e nel prossimo ancora, perché non ci sarà pace finché ci sarà distanza. Non illuderti della tua stagionalità, saprò aspettare, come attendo oggi paziente il cioccolato che si fonde.

foto: Alchechengi, 23 dicembre 2012

domenica 9 dicembre 2012

La placenta di Linus


La passerella solida con cui è iniziato l’attraversamento del baratro sembra più stretta, mentre i venti polverosi mi confondono la vista. Gli occhi secchi vorrebbero chiudersi per riposare, ma temono il buio. Una massa nera, seduta come una vecchia foca ( questa è veramente buia ) solo i riflessi da piume di corvo la rendono pericolosamente attraente. Un mostro con gli orecchini di perla. Mi chiedo quale dovrebbe essere il ritmo dei miei passi, quale cadenza dovrei tenere? Provo a posare un passo per ogni battito del cuore, che ora solo ora, mi accorgo quanto sia lento. Intanto gli occhi bramano tutta la distanza, ma sento solo il vuoto, ciò che ho è mancanza. I pugni esistono per non avere le mani vuote, ma le unghie feriscono senza fare complimenti. La strada ha curvato, me ne sono accorto solo ora, mentre penso che anche il cerchio è un poligono. Non i cerchi concentrici dei poligoni, che fingono di essere qualcosa di diverso dal petto di un uomo. Allora ci sarannio spari, ma anni di musica di nicchia mi ha reso immune alla sorpresa, ma non alla noia. Un bambino affamato cerca di buttare tutto il mare in una buca, un adulto lo guarda e lo deride. Il bambino a sua volta deride l’adulto, perchè sa che entrambi non potranno fare a meno di cercare di svuotare il mare. L’adulto vede nella buca l’arroganza, il bambino la fame. Una fame infinita da Arlecchino, una sete da alcolizzati, una serenità da dementi. In tasca ho un foglietto: una vecchia lista della spesa, troppo corta per essere vera. Un altro promemoria dello sbaglio, come la ricevuta di una scommessa perdente nella tasca di un fallito. Potrei farci una barchetta, ma non mi fido senza una tormentina bianca e candida. Mi ci appallottolo dentro, per favore, calciatemi dentro la primavera.

foto: On Space Time Foam 3. Installazione di T. Saraceno, HangarBicocca, Milano