Margherita fissava dalla finestra il postino varcare appena la soglia del cortile per depositare la posta. La pelle bianca in contrasto con il nero dell'uniforme risaltava sotto il sole di mezzogiorno benché mezzo viso fosse protetto dall'ombra del berretto, una mano in tasca e l'altra fugacemente fece passare una lettera di color verde tenue nella cassetta violentemente rossa delle lettere. Il colore della busta annunciava un invito a qualche rituale festa per i genitori, un richiamo alla leva degli adulti arruolati nell'esercito del corretto comportamento sociale. Non si mosse per andare a prenderla tanto non era per lei. Fino a qualche settimana prima si sarebbe buttata come una donna in fuga da un incendio, giù per le scale, diritta in salotto, lungo il vialetto per prenderla. Avrebbe strappato con i denti la busta e l'avrebbe letta d'un fiato mentre rientrava lentamente, un'altra volta l'avrebbe riletta sulle scale, un'altra volta al tavolino e decine di altre finché non le fosse venuta l'ispirazione per la risposta. Ma questo valeva solo per le lettere di Oliver. Da due anni era iniziato questo fitto scambio di lettere, quasi quotidiano, tanto che un possibile ritardo poteva mettere in allarme sia lei che il postino. Aveva iniziato lei rispondendo ad un suo annuncio sul giornale, l'aveva intrigata l'idea di dialogare, anzi chiacchierare, con uno sconosciuto lontano che mai avrebbe incontrato, per promessa fatta a sé stessa. Racconti, pettegolezzi, giochi di parole, commenti sulla cronaca, confidenze, di tutto si erano scritti, in un dialogo che sembrava inesauribile. Poi all'improvviso cadde il silenzio, dopo una lettera di lei, non più lunga o più breve, non più densa o leggera, delle altre. Ne scrisse un'altra, poi un'altra cambiando il colore della busta, ma non arrivò più nessuna risposta. Lui le aveva scritto in passato di un momento difficile, forse una malattia, ora un ombra si faceva largo dando corpo ad un presentimento, come un fumo nero che invade una stanza. Restava nelle ore libere in una specie di ozio, seduta al tavolino, con i fogli ben ordinati e la penna appena intinta nell'inchiostro. Il polso piegato leggermente lasciava cadere sul foglio qualche goccia azzurra, come se questa volesse sfuggire ed andare a svolgere il proprio compito autonomamente sulla carta. Lo sguardo puntava al cielo, ma non scriveva, pensava. Immaginava di raccontare ad Oliver i suoi pensieri, svolgendoli ordinatamente come se fossero scritti. "Ciao" iniziava e srotolava lettere lunghissime che non scriveva, ma che spediva col pensiero, verso quel mondo non fatto di materia, dove forse lui le poteva ancora leggere.
Foto: Papers, Settembre 2014 ( handwriting base image by aliexpress.com )