E’ una dinamica che odio, che devo scrivere per provare a levarmela di dosso. E’ come un pezzo di ritornello che ti si ficca in testa e continua picchiare, che cerca di attirare la tua attenzione, di portarti ad un ricordo, ad un momento particolare, ma tu ti opponi. Succede allora che ti svegli una mattina, sereno, con ancora un residuo di sogno tra gli occhi, che lavi via sotto la doccia. E nel lento avvio del mattino la tua mente segue pensieri simili a desideri, li dispone in ordine su un filo logico e li mastica, inghiottendoli con il caffè. Sono praticamente sogni, ma costruiti dalla volontà la stessa volontà che ad un certo punto ti tradisce. Va tutto bene, poi la storia prende una piega improvvisa, si arrotola, si ribalta e brucia. Fa male, proprio come un’ustione. E l’odore di bruciato ti si attacca addosso e ti avvelena il giorno, una fantasia diventa una cataratta che cambia anche il colore della luce. Puoi sputare rabbia quanto vuoi, arrabbiarti per un parcheggio, maledire la metropolitana, odiare l’ascensore, calpestare la posta elettronica, ma ogni violenza non ti ti distrarrà da quel finale impresso nella testa. Di peggio c’è solo sezionare razionalmente il fallimento del desiderio che ha creato la storia e sapere che è vero, inevitabile, sentirlo come una minaccia estesa quanto il cielo a cui non puoi sfuggire.
foto: Nails, Gunther Uecker "Struttura tattile rotante", Roma 2011
foto: Nails, Gunther Uecker "Struttura tattile rotante", Roma 2011
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