Vorrei un caleidoscopio che mischiasse le parole, che confondesse i sensi e da ogni sillaba potesse estrarre un universo. Vorrei che centrifugasse la semantica per estrarne quel liquido che solo alcuni poeti hanno assaggiato. Di tutte le parole che cadrebbero dal vortice a Terra, prenderei una sola sillaba e come uno studioso medioevale la userei come chiave per aprire il mondo. Se un poeta può essere rapito dal cartello appeso in un cesso, io voglio impazzire per cercare il senso di una parola sola. Ma non esiste un codice che descrive la realtà, nemmeno un gene, nemmeno un meme, nemmeno uno scosciare di caratteri verdi luminescenti su sfondo nero. Da qualche parte c’è un eremita, vestito di un cappotto comprato a rate, che bergonzona un modo di dire e lo usa come linguaggio universale. In una stanza arida di originalità c’è un genio che cerca una rima con una parola deformata dall’uso comune, e quando la troverà potrà rivelarla solo alla banchina deserta della metropolitana. C’è una donna che sta per partorire e intanto pensa ad un algoritmo che metta senso alle parole scritte in tutto il mondo, e si sente le doglie, ma non sono per il nascituro umano. Eppure sembra che nel pianeta riecheggi una lingua comune, come prima di Babele, come i versi incomprensibili degli apostoli, qualche cosa che è nell’umanità stessa. Se smettessimo di volerci far capire forse ci capiremmo. Ma non tu, tu parla, dannazione parla!
foto: Camminando su una poesia di Pessoa, opera di azt "Grandes sao os desertos, e tudo é deserto", Milano 2011
foto: Camminando su una poesia di Pessoa, opera di azt "Grandes sao os desertos, e tudo é deserto", Milano 2011
Tudo vale a pena. Se a alma nao è pequena.
RispondiEliminaNon so se c'entra con quel che hai scritto, ma mi è venito in mente subit...solito associazionismo sfrenato.
Perinzia ancora un po' affannata (e stordita dal caldo)
tutto c'entra, obrigado!
RispondiElimina.. una fotografia?
RispondiEliminadel cartello?
RispondiEliminaIl caleidoscopio potrebbe essere una fotografia che, tra l'altro, è una singola parola..
RispondiEliminae ne vale più di mille...
RispondiEliminama tu che ci facevi li?!?!?!
RispondiEliminapenso per il tuo stesso motivo: invitato al vernissage :)
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RispondiEliminamica sapevo che conoscevi la mia socia.
RispondiEliminano infatti conosco il socio della tua socia :)
RispondiEliminama tu pensa.
RispondiEliminaLa lingua.. una delle cose che ci fa sentire diversi e separati, uno dei tanti inganni dei nostri sensi. In realtà siamo frammenti di un'anima unica, se riuscissimo a sentire l'un l'altro oltre le parole, a connetterci spiritualmente sperimenteremo quel senso di unione di cui nella nostra anima c'è incisa memoria.
RispondiEliminaDall'odio che ci ha divisi nella torre di babele, potremmo tornare all'Unione... prendendoci cura l'uno dell'altro e forse qualcosa inizierebbe a cambiare davvero rotta su questo pianeta.
(feritinvisibili -in stato di guarigione in corso (((:)
se iniziassimo "a prenderci cura" sarebbe già tutto cambiato! guarisci presto :)
RispondiEliminada qualche parte c'è una che legge il tuo blog e cerca un commento degno di questo post ma non le viene altro che un banale ma sincero "mi piace.."
RispondiEliminase sincero non può essere banale. grazie
RispondiEliminaprego :)
RispondiEliminaLa lingua comune è il silenzio, pieno di emozioni e di parole. Noi umani siamo sciocchi, cerchiamo sempre di facilitarci la vita ma ogni cosa in questo mondo ha aspetti positivi e negativi, come il tempo, come le parole, come il silenzio.
RispondiEliminaAnche se, in fin dei conti, il silenzio è un rumore.
questa sera mi sembra proprio che silenzio e tuono si assomiglino...
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