Sarebbe
bello poter leggere il mondo come si legge l’ingranaggio di una
macchina: ogni dente nel suo solco, ogni giro con il suo tempo. Oggi con
il digitale sarebbe anche più facile, basterebbe un po’ di codice per
aggiustare le persone, i momenti e le grandi situazione. E’ forse il
sogno dei dittatori pensare che ogni persona sia un ingranaggio e non un
organismo autonomo e pensante. Purtroppo nemmeno gli osservatori di
formiche sono riusciti a trovare un modello per la realtà. Forse perché
un modello non c’è, un po’ come per il traffico nelle ore di punta:
basta una piccola variazione e tutto cambia, così una città di solito
satura appare per pochi secondi deserta. Basta sporgersi un istante
nell’idea che tutto sia macchina, meccanica, di sola materia per
sentirsi come sul bordo dell’abisso, con il panico che sale come una
corrente d’aria gelida. Io ero, e credo di esserlo ancora, di quei
bambini che non potevano fare a meno di aprire i propri giocattoli,
tanto più questi erano amati. Era una forma di godimento personale, di
possesso assoluto, di fusione con l’oggetto stesso. Poi si cresce e i
meccanismi si complicano perché entrano in gioco le persone, i gruppi,
le società, la Storia, però rimane qual profondo desiderio di capire la
macchina, di strappare la carrozzeria con tutte le luci, per vedere cosa
genera l’illusione. Hugo Cabret cercava di capire i meccanismi per
riparare al passato, di solito lo si fa per capire il futuro, ma la
tenacia, di chi si lega alla propria razionalità per superare
l’orizzonte del presente, è la stessa. La sua “legge della natura” era
la meccanica, oggi sarebbe la fisica quantistica, prima ancora era la
filosofia. Ma la cosa che gli invidio era di vivere dentro ad un
orologio, di essere circondato dal suo modello di perfezione. La cosa
che spero è, che indipendentemente da un eventuale premio Oscar, Dante Ferretti entri nella testa della gente come il costruttore di vero mondo
immaginario e non dimenticato come tanti scopiazzatori di questa realtà
imperfetta.
Foto: Missing gears, 15 febbraio 2012
ripensavo al mio tentato commento di stamami.... sarà che le cose si trasformano con il modificarsi della luce... però adesso non mi sembra più così strano desiderare entrare in cià che si ama. Occorre solo capire il modo per farlo.
RispondiEliminae farlo in modo che poi si possa "rimontare" tutto :)
Elimina"Basta sporgersi un istante nell’idea che tutto sia macchina, meccanica, di sola materia per sentirsi come sul bordo dell’abisso, con il panico che sale come una corrente d’aria gelida".
RispondiEliminaEd è bello agire perchè non sia così, anzi sparigliare tutto.
Perinzia, ora agaveontherocks su www.laparetearancione.wordpress.com
Ben tornata!
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