
Le carezze della musica eseguita da vivo mi conquistano solo quando riescono a far andare lontano le mie fantasie, quando la mia curiosità inizia a frugare nei dettagli, fino sotto i tasti del sassofono. Allora inizio ad esplorare le facce dei musicisti, la minima espressione, sperando di cogliere il godimento, la tensione o qualche altro umano sentire. Rimango rapito dalla serena dimestichezza con cui maneggiano gli strumenti, come se non importasse più la posizione delle mani. Da quel momento non mi sembrano più umani, ma estensioni carnali del loro strumento: tentacoli muscolari chirurgicamente cuciti nel legno e nel ferro. Seguo le mani, immagino la linea dello sguardo, traduco le pieghe della bocca, per rubare un poco di più di ciò che mi regalano le orecchie. Più si entra nella musica più si cerca la musica; più si incontrano le cose conosciute, più queste diventano disgustose. Come deve essere difficile per un musicista ascoltare musica che lo entusiasmi! Riuscirà mai ad accendere la radio? Cercando la musica composta da un uomo chiamato Moondog che viveva tra le strade di New York negli anni 50, rendergli omaggio e aprirci gli occhi. Quando chiusi nella propria casa si sentiamo al sicuro, ventate di aria nuova rinnovano il richiamo e danno un senso al respirare.
Foto: Hobocombo @Leoncavallo 28 gennaio 2011