Più ci penso e più la lista di prigioni si allunga. Migliaia sono i luoghi in cui la libertà non si può esprimere e dove il desiderio decade in angoscia e amarezza. Ci sono luoghi in cui uomini che hanno compiuto crimini vengono fermati, in attesa di un evento esterno, spesso burocratico. Gli innocenti incarcerati avranno anche la disperazione per compagnia. C’è la prigione della malattia, che trattiene il desiderio e lo spirito con una catena corta. Spesso nella malattia ciò che è normalmente facile diventa impossibile. C’è la prigione delle distanze, che non ha muri, ma ha deserti, monti e fiumi. C’è la prigione degli affetti, quando l’amore degli altri ci impone regole impazzite. C’è la prigione del pensiero che deforma lo spazio e il tempo, che ingigantisce le banalità e annichilisce le eccezionalità. C’è la prigione della libertà, che ti mette davanti il presente senza maschera e te lo fa confrontare con il tuo desiderio. La distanza sarà un baratro che paralizza ogni movimento.
foto: Beyond the curtain