martedì 4 ottobre 2016

Compasso


Ho ascoltato il vento che mi parlava di me, diceva ciò che non volevo sentire. Forse non era il vento ma un amico dietro una birra. Ho cambiato le vele per spostarmi lentamente tra i flutti quotidiani, lasciando che i porti lontani si avvicinassero senza sorprendermi. Ho rinunciato alla gioia improvvisa, quella col sapore del vino forte, ma mi sono liberato dai sorsi amari.
Mi sono seduto, dove forse Socrate aveva pisciato di nascosto un pomeriggio, e ho sentito il giro delle vite stringente come un abbraccio.
Ho frugato nelle probabilità mettendo la mano nel gorgo di ciò che non conosco sperando in un colpo fortunato. L’ho ritirata cinico, deridendo il mio tentativo infantile.
Ogni mattina mi chiedo “come stai?” , forse te lo chiedo, forse glielo chiedo. Ma per favore non rispondete tutti assieme.
Ho avvistato qualche cosa, viro nella sua direzione, sperando sia un’isola o una balena, forse un detrito galleggiante.
Avevano ragione Baudelaire e Pavese.



Foto: Stillness, 21 Agosto 2016